Vallerano
Riconosciuta dalla Regione Lazio "Città d'Arte"
Prima castagna DOP d’Italia
Prima castagna DOP d’Italia
Tracce di abitazioni preistoriche risultano visibili in varie grotte ipogee residuali sul bordo del costone tufaceo a Nord Ovest del centro storico.
L’esistenza di numerose tombe etrusche, violate nei secoli, dimostra che il territorio fosse integrato nella civiltà etrusca ovvero l’Etruria.
Dopo il 300 a.C. a seguito della battaglia presso il Lago Vadimone (vicino ‘Horta’, odierna Orte a 18 km da Vallerano), i Romani ottengono definitiva vittoria sugli eserciti Etruschi. Ne consegue la penetrazione romana nella “Selva Cimina” regione inviolata a nord di Roma che dalla costa tirrenica, e passando da Sutri (Sutrium), porta a Orte (Horta). Il territorio di Vallerano entra così nella sfera della civiltà romana.
L’esistenza di numerose tombe etrusche, violate nei secoli, dimostra che il territorio fosse integrato nella civiltà etrusca ovvero l’Etruria.
Dopo il 300 a.C. a seguito della battaglia presso il Lago Vadimone (vicino ‘Horta’, odierna Orte a 18 km da Vallerano), i Romani ottengono definitiva vittoria sugli eserciti Etruschi. Ne consegue la penetrazione romana nella “Selva Cimina” regione inviolata a nord di Roma che dalla costa tirrenica, e passando da Sutri (Sutrium), porta a Orte (Horta). Il territorio di Vallerano entra così nella sfera della civiltà romana.
In questo periodo molto diffusi sono luoghi di raccolta di urne cinerarie.In genere si trattava di gente non socialmente elevata. Sono escavati in grotte con file orizzontali e verticali di nicchie di circa 30-40 cm. Simili grotte sono databili fra il II/III sec a.c. ed il I d.c. Molto comuni fra gli etruschi, meno fra i romani (alcune singolari lungo l’Appia antica) Interessante la disputa fra archeologi se tali siti siano sempre stato adibiti a nicchie funerarie o invece all’allevamento di colombi. Ma appare verosimile che, a seguito dell’abbandono della consuetudine della cremazione, tali grotte siano state poi proficuamente adoperate per la nidificazione dei colombi.
In località Pantaniccio si apre nella roccia la cosiddetta Grotta di San Salvatore, cappella rupestre dell’alto Medioevo VII-VIII sec. Conserva un altare scavato nella pietra viva e resti di affreschi di stile bizantino in un’atmosfera suggestiva e arcana. Nel 2001, il sindaco di allora (cioè io) coinvolse l’interessamento del prof. Vittorio Sgarbi in qualità di sottosegretario ai Beni Culturali. Sgarbi venne in sopralluogo, si impegnò a reperire i fondi necessari per il restauro degli affreschi e il consolidamento della rupe, ma poi (ahimè) l'incarico gli venne revocato e tutto sfumò. Così, nonostante gli strali di Sgarbi e uno studio dell'Enea che ne evidenzia l'assoluta precarietà, l'ipogeo, con il suo prezioso contenuto storico, sta pian piano avviandosi verso un destino ineluttabile: la scomparsa.
Esistono altre grotte di cui è verosimile ipotizzare un riutilizzo di antichissimi siti abitativi di popoli trogloditi.
Vennero usati durante e dopo le invasioni barbariche quali rifugi religiosi o semplicemente civili. Le più significative mostrano una sicura arte bizantina grotte di: Sant’Angelo, di S. Lorenzo e S. Leonardo.
Vennero usati durante e dopo le invasioni barbariche quali rifugi religiosi o semplicemente civili. Le più significative mostrano una sicura arte bizantina grotte di: Sant’Angelo, di S. Lorenzo e S. Leonardo.
Grotte S. Lorenzo con affresco
Grotte S. Leonardocomplesso religioso abitativo
Le prime notizie storiche certe risalgono al 1383, quando papa Urbano VI spedì Guido d’Ascanio a ristabilire l’ordine nelle terre della Chiesa.
Ma i Di Vico tornarono in città e vi restarono fino al 1432, quando Eugenio IV ricondusse il feudo di Vallerano.
In seguito il feudo venne affidato ai Borgia e fu ripetutamente rivaleggiato fra gli Orsini e i Vico. Con papa Paolo III, fu assegnato a Pier Luigi Farnese: che lo tenne fino alla caduta di Castro, poi fu restituito alla Chiesa.
Nel XII secolo fu edificata la Chiesa della Pieve, in stile romanico, conserva all’interno tracce di dipinti murali. Chiesa dell’Oratorio. Edificata nel XVII secolo, si trova in stato di abbandono nel borgo medievale del paese, nei pressi dell’ex ospedale di Vallerano.
La chiesa di San Vittore, in stile romanico, antecedente al XVI secolo, è dotata di prezioso soffitto a cassettoni di 116 riquadri (1762). L’organo a canne risale alla seconda metà del XVII secolo, il battistero è del 1450.
La Chiesa di Sant’Andrea, fu costruita nel 1512 dalla famiglia Farnese di Parma, e ricostruita nella seconda metà del XVIII secolo. L’interno conserva un trittico raffigurante l’Assunta, opera di Carolino da Viterbo del 1478.
La Chiesa del Santissimo Crocifisso, si trova fuori dal centro storico sulla strada che porta a Fabrica di Roma, costruita attorno al 1600 su progetti di un allievo del Vignola.
Vallerano visse secoli di grande fulgore a seguito di un evento miracoloso avvenuto nel 1604: Durante il restauro di un’immagine di Madonna con Bambino in un’edicola religiosa rurale inavvertitamente il pittore Stefano Menicucci provocò la fuoriuscita di sangue dal labbro della Madonna.
Sul luogo del miracolo giunsero anche i Farnese, duchi di Parma e Piacenza, signori di Vallerano, che lo avevano acquistato dalla Camera Apostolica nel 1536, diventando parte dello Stato del Duca di Parma, grazie al loro cardinale, Odoardo, diedero un enorme contributo per l’edificazione del santuario(1605-1609), su disegno del Vignola.
Tra le principali opere conservate al suo interno, sono da menzionare: una Madonna Assunta in cielo di Giovanni Lanfranco (1582-1647), l’Estasi di San Carlo Borromeo del Pomarancio (1552-1626), l’affresco della parete della tribuna, raffigurante un miracolo della Vergine, di Francesco Vandi.
I pennacchi della cupola sono del Bastiani.
Nel santuario troneggia un organo monumentale e cantoria entrambe in legno scolpito di finissima fattura dal 1644.
L’organo fu impostato da Cesare Burzi, di Parma nel 1635, notevolissimo organaro del tempo. In seguito fu sottoposto ad interventi da parte di Felice Ercoli e infine i Fratelli Priori.
Soggiornando nell’estate 1707 G.F. Haendel presso Francesco Maria Ruspoli al castello di Vignanello, era solito suonare lo strumento e il 18 giugno 1707 alla presenza dei Farnese signori di Vallerano e dei Ruspoli presentò il noto “Salve Regina” con Margherita Durastante come soprano e lui stesso all’organo.
Ma i Di Vico tornarono in città e vi restarono fino al 1432, quando Eugenio IV ricondusse il feudo di Vallerano.
In seguito il feudo venne affidato ai Borgia e fu ripetutamente rivaleggiato fra gli Orsini e i Vico. Con papa Paolo III, fu assegnato a Pier Luigi Farnese: che lo tenne fino alla caduta di Castro, poi fu restituito alla Chiesa.
Nel XII secolo fu edificata la Chiesa della Pieve, in stile romanico, conserva all’interno tracce di dipinti murali. Chiesa dell’Oratorio. Edificata nel XVII secolo, si trova in stato di abbandono nel borgo medievale del paese, nei pressi dell’ex ospedale di Vallerano.
La chiesa di San Vittore, in stile romanico, antecedente al XVI secolo, è dotata di prezioso soffitto a cassettoni di 116 riquadri (1762). L’organo a canne risale alla seconda metà del XVII secolo, il battistero è del 1450.
La Chiesa di Sant’Andrea, fu costruita nel 1512 dalla famiglia Farnese di Parma, e ricostruita nella seconda metà del XVIII secolo. L’interno conserva un trittico raffigurante l’Assunta, opera di Carolino da Viterbo del 1478.
La Chiesa del Santissimo Crocifisso, si trova fuori dal centro storico sulla strada che porta a Fabrica di Roma, costruita attorno al 1600 su progetti di un allievo del Vignola.
Vallerano visse secoli di grande fulgore a seguito di un evento miracoloso avvenuto nel 1604: Durante il restauro di un’immagine di Madonna con Bambino in un’edicola religiosa rurale inavvertitamente il pittore Stefano Menicucci provocò la fuoriuscita di sangue dal labbro della Madonna.
Sul luogo del miracolo giunsero anche i Farnese, duchi di Parma e Piacenza, signori di Vallerano, che lo avevano acquistato dalla Camera Apostolica nel 1536, diventando parte dello Stato del Duca di Parma, grazie al loro cardinale, Odoardo, diedero un enorme contributo per l’edificazione del santuario(1605-1609), su disegno del Vignola.
Tra le principali opere conservate al suo interno, sono da menzionare: una Madonna Assunta in cielo di Giovanni Lanfranco (1582-1647), l’Estasi di San Carlo Borromeo del Pomarancio (1552-1626), l’affresco della parete della tribuna, raffigurante un miracolo della Vergine, di Francesco Vandi.
I pennacchi della cupola sono del Bastiani.
Nel santuario troneggia un organo monumentale e cantoria entrambe in legno scolpito di finissima fattura dal 1644.
L’organo fu impostato da Cesare Burzi, di Parma nel 1635, notevolissimo organaro del tempo. In seguito fu sottoposto ad interventi da parte di Felice Ercoli e infine i Fratelli Priori.
Soggiornando nell’estate 1707 G.F. Haendel presso Francesco Maria Ruspoli al castello di Vignanello, era solito suonare lo strumento e il 18 giugno 1707 alla presenza dei Farnese signori di Vallerano e dei Ruspoli presentò il noto “Salve Regina” con Margherita Durastante come soprano e lui stesso all’organo.